Tecnologia e Internet
Crollano le azioni di Electronic Arts: sfumati 3,1 miliardi di dollari
A causa del polverone mediatico sollevato qualche giorno fa sulle microtransazioni di Star Wars Battlefront II, con la presa di posizione dei gamers, l’inchiesta sul gioco d’azzardo aperta dalla Gambling Commission in Belgio e le dichiarazioni di condanna fatte da alcuni politici contro le pratiche commerciali adottate, Electronic Arts ha subito gravi perdite a livello economico.
Il calo delle azioni Electronic Arts
Secondo VG247.com, infatti, a novembre le azioni di EA hanno perso l’8,5%, che equivale ad oltre 3,1 miliardi di dollari andati in fumo. Anche gli analisti di Wall Street hanno confermato che la causa della caduta in Borsa è legata alle controversie sul sistema di progressione e loot box del titolo. Dinamiche completamente diverse, invece, per le azioni di Take-Two e Activision-Blizzard sono salite rispettivamente del 5% e 7%.
Sotto accusa il metodo di business
In casa EA, hanno fatto all-in con diversi titoli oltre a Battlefront II, come ad esempio Need For Speed e FIFA 18, entrambi basati su una politica di monetizzazione molto simile a quella di Battlefront II. Per questo motivo, EA e i suoi azionisti hanno subito una sorta di punizione.
Secondo quanto scrive Doug Creutz, analista di Cowen, in una lettera ai clienti: “Battlefront II è la punta dell’iceberg. […] I primi dati suggeriscono che la rabbia dei giocatori riguardo all’economia rovinata dal sistema di loot box potrebbe infatti star danneggiando le vendite iniziali. Pensiamo che sia giunto il momento per l’industria di stabilire a livello collettivo un insieme di standard per l’implementazione delle microtransazioni. Sia per riparare i danni sulla percezione dei giocatori sia per evitare pericolose regolamentazioni”.
“Uno dei migliori titoli creati dalla compagnia”
Nonostante, la sonora caduta in Borsa, Electronic Arts ha tenuto a precisare che non apporterà alcuna modifica al suo attuale modello di business. In un’occasione di una conferenza della Credit Suisse tenutasi a Scottsdale in Arizona, Blake Jorgensen, Chief Financial Officer della software house statunitense, ha assicurato che Star Wars Battlefront II è “uno dei migliori (titoli) creati dalla compagnia”. Una dichiarazione forte dei feedback rilasciati dai giocatori che si sono cimentati con il nuovo capitolo della saga.
“La partecipazione attiva degli utenti, giorno dopo giorno, è migliore di quella che abbiamo visto in quasi tutti i nostri giochi. La profondità del gioco è incredibile, le dimensioni del gioco sono incredibili e aggiungeremo nelle prossime due settimane ancora più contenuti.”
Al tempo stesso, Jorgensen sa che la sua compagnia ha commesso degli errori. Errori da cui la società vuole ripartire. “È quando non commetterà errori e non ascolterà i suoi clienti che bisognerà aver paura”, ha ammesso senza troppi giri di parole lo stesso Jorgensen.
“Non intendiamo violare i canoni estetici della saga”
Per quanto riguarda il capitolo delle microtransazioni, Jorgensen ha aggiunto che sono state rimosse dal gioco per evitare qualsiasi accusa di essere pay to win. L’obiettivo di EA è venire incontro alle esigenze di due tipi diversi di gamers: quelli con più tempo che soldi e quelli con più soldi che tempo.
Quindi, nonostante l’insistenza dei rumor, Electronic Arts ha deciso di non introdurre oggetti cosmetici nelle loot box di Star Wars Battlefront 2. Anche se già in altri giochi (Overwatch, Team Fortress 2 e League of Legends, tanto per citarne alcuni) è stato appurato come questi contenuti siano molto apprezzati dal pubblico.
Rivela Jorgensen: “Non possiamo e non vogliamo fornire troppe opzioni di personalizzazione in Battlefront 2: oggetti di questo tipo potrebbero non rispettare l’immagine canonica dell’universo di Guerre Stellari. Non vogliamo violare i canoni estetici della saga.”
La decisione di Disney
Almeno per il momento DICE ed Electronic Arts hanno comunque sospeso le microtransazioni in Star Wars Battlefront 2, che però faranno il loro ritorno online nell’immediato futuro. Pare, infatti, che a spingere per la disattivazione degli acquisti all’interno del gioco, sarebbe stata direttamente la Disney, preoccupata per l’eventuale danno d’immagine che lo storico titolo subirebbe.
Nel Regno Unito il gioco, uscito sul mercato da un paio di settimane, ha venduto il 60% in meno delle copie fisiche rispetto al primo capitolo. Nemmeno le offerte del Black Friday hanno incentivato le vendite. Mentre, per quanto riguarda il mercato americano, non è ancora possibile accertare con esattezza quante copie fisiche del gioco siano state realmente vendute. Per saperlo bisogna aspettare i dati NPD per il mese di novembre, che molto probabilmente verranno pubblicati intorno alla metà dicembre. Solo allora sarà possibile giudicare se il cambio di rotta di Electronic Arts sulle microtransazioni abbia effettivamente cambiato o meno le cose.
Disponibile la patch 1.03
Nel frattempo, Electronic Arts e DICE hanno rilasciato qualche ora fa la patch 1.03 per Star Wars: Battlefront II. L’aggiornamento non introduce meccaniche o elementi di gioco nuovi, bensì interesserà e correggerà alcuni aspetti preesistenti.
Tra le diverse correzioni, c’è una revisione dell’area di combattimento delle mappe di Kamino, Tatooine, Endor, Naboo, e Hoth. È stato inoltre depotenziato il danno della pistola Stinger, nella forma di un danno ridotto nei confronti degli Eroi e dei Villain. Sono stati rivisti e corretti gli spawn delle Starfighter e delle AAT, sia su Tatooine che su Kashyyyk.